La Villa dei Papiri, conosciuta anche con il nome di Villa dei Pisoni, è una villa di epoca romana, sepolta durante l'eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovata a seguito degli scavi archeologici dell'antica Ercolano: è così chiamata poiché al suo interno conservava una biblioteca con oltre milleottocento papiri.
La costruzione della Villa dei Papiri avvenne tra il 60 ed il 50 a.C. ed appartenne con molta probabilità a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Gaio Giulio Cesare, nonché protettore del filosofo Filodemo di Gadara, le cui opere erano conservate all'interno della dimora; secondo altri archeologi, il proprietario potrebbe essere stato il figlio, Lucio Calpurnio Pisone Pontefice, o Appio Claudio Pulcro.. Con il terremoto di Pompei del 62, così come altri edifici di Ercolano, anche la Villa dei Papiri rimase fortemente danneggiata e tale evento impose lavori di ristrutturazione e rifacimento delle decorazioni: tuttavia quando l'opera non era ancora completata, come dimostrano i cumuli di calce e colori ritrovati, l'area fu soggetta all'eruzione del Vesuvio del 79 e la villa sommersa da una colata di fango; in seguito, nel 1631, un'ennesima eruzione coprì la zona sotto uno spesso strato di lava: tra la villa e la superficie erano depositati dai venticinque ai trenta metri di materiale piroclastico.
Ritrovata per caso durante la costruzione di un pozzo, le prime indagini, tramite cunicoli, partirono nel 1750 sotto la direzione di Roque Joaquín de Alcubierre, presto affiancato da Karl Weber: fu quest'ultimo a realizzare le uniche piante dell'edificio, di cui una redatta nel 1751, la quale riportava la zona del belvedere, ed un'altra nel 1754, poi rivista nel 1764, dove, con notevole precisione, venivano illustrati tutti gli ambienti esplorati, i cunicoli realizzati, le indagini ed i reperti ritrovati; fu proprio su quest'ultima pianta che Jean Paul Getty costruì a Malibù una riproduzione della villa, a grandezza naturale, utilizzata prima come abitazione privata e poi come museo a lui dedicato. La prima fase di scavi si concluse nel 1761, riportando alla luce non solo affreschi e pavimenti, ma anche un gran numero di statue e circa duemila rotoli di papiri, precisamente rinvenuti il 19 ottobre 1752; un'ulteriore, breve, campagna di indagini si ebbe tra il 1764 ed il 1765 con la partecipazione di Francisco la Vega e Camillo Paderni: in seguito, a causa delle esalazioni tossiche di mofete, vennero chiusi tutti i pozzi di aerazione ed i cunicoli.
La Villa dei Papiri sorgeva a strapiombo sul mare, su quella che era la linea di costa prima dell'eruzione e seppellita sotto una coltre di detriti vulcanici di circa trenta metri; ha una lunghezza di oltre duecentocinquanta metri, si alza su tre livelli ed ha una struttura a forma di quadrato, a sua volta divisa in quattro quadrati, dove quelli meridionali erano adibiti ai servizi, come alloggi, latrine e deposito dei papiri, mentre quelli settentrionali alla zona residenziale e ludica. La basis villae, intonacata in bianco, ha una lunghezza di circa venticinque metri, ma non è stata riportata completamente alla luce nella sua altezza ed è caratterizzata da finestroni, di cui quattro sormontati da oculi strambati: le finestre inoltre erano provviste di battenti in legno con cerniere. È inoltre possibile scorgere all'interno di una di esse un ambiente parzialmente esplorato, del quale non è stato ancora raggiunto il piano di calpestio, decorato nella volta con tralci di vite e quadretti di amorini e animali marini, mentre nella parete di fondo, in rosso, un amorino e delle ghirlande: si notano inoltre degli architravi in legno, segno di aperture che conducono ad ambienti ancora non esplorati. LINK wikipedia.org - Villa dei Papiri