Inaugurata giovedì 24 ottobre 2024 presso il MATT, il Museo Archeologico Territoriale di Terzigno (Na), la Personale dell’artista livornese Enrico Ristori, che resterà aperta al pubblico dal 24 ottobre al 21 novembre, negli orari di apertura del Museo.
“Mythos e Logòs. Tra la favola e il razionale, tra Pompei e Livorno ripetuti tentativi di umanità” è il titolo della Mostra che si preannuncia in un percorso esplorativo che l’artista conduce all’interno di un prezioso contesto storico e archeologico, come quello del MATT.
La Mostra di Enrico Ristori, curata da Elisabetta De Feo, si inserisce perfettamente nelle sale del Museo Archeologico che custodisce raffinati affreschi e il Larario, preziosissimi reperti rinvenuti nelle ville di Cava Ranieri, a circa 20 metri sotto il piano di campagna, sepolte dai materiali piroclastici dell’eruzione del 79 d.C..
Le opere, 21 tele, 7 bozzetti a carboncino, 6 chine e una scultura, raccontano il rapporto dell’artista con la realtà umana, una realtà che indaga in profondità con un approccio innovativo e un metodo capaci di fornire strumenti per un’indagine tesa alla ricerca di riposte – che non saranno mai univoche – rispetto ai tanti interrogativi epistemologici e atavici dell’umanità.
L’intensità cromatica ne rafforza la carica emotiva e la consolida, senza infastidire o strafare, ma nella giusta dose riequilibrano la mobilità dei contorni, che non si definiscono proprio perché nella dimensione umana del sensoriale, non esiste nulla di definito.
Nelle opere dell’Artista, le immagini deformate, gotiche, per certi versi appartenenti al misterioso e all’oscuro, provocheranno un senso di disagio, di fastidio – se vogliamo- nel visitatore, ma non al punto da voltarsi. Al contrario, quelle opere costringeranno il fruitore a osservarle, a guardarle, a indagarle, fino a sentirsi risucchiato dall’opera stessa, così come si sentirà risucchiato dal passato e dall’antichità. Le citazioni all’indecifrato, che in tanta letteratura cinematografica ha fatto scuola e definisce un filone sono frequenti nelle opere del nostro Artista, e senza dubbio confondono, ma rimangono familiari.
“Il Museo Archeologico di Terzigno accoglie nuovamente al suo interno opere di arte contemporanea di altissimo pregio, confermando la sua centralità e come fermo punto di riferimento di arte e cultura” afferma Francesco Ranieri, Sindaco di Terzigno.
Poi aggiunge: “con la Mostra dell’artista livornese Enrico Ristori, aggiungiamo ulteriore fruibilità, in previsione del prossimo ulteriore ampliamento del MATT con nuovi preziosi reperti, anche argenti e ori. Dopo il decreto per il riconoscimento ufficiale del Museo, sia a livello regionale che nazionale, – conclude il Sindaco Ranieri – siamo sempre più orgogliosi e concentrati sul Museo, anche per continuare nella costituzione della Rete dei Musei Vesuviani”.
Vernissage.
Giovedì 24 ottobre 2024 – ore 18 presso il Museo Archeologico di Terzigno – MATT alla presenza del Sindaco Francesco Ranieri, del Vicesindaco con delega alla Cultura, Genny Falciano e del direttore scientifico Angelo Massa sarà inaugurata la Mostra di Enrico Ristori. Oltre all’artista, parteciperanno il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel e il Direttore Supporto Attuazione Programmi Unità Grande Pompei, Giovanni Capasso.
L’Artista. Enrico Ristori
Nato a Livorno nel 1971 Enrico Ristori è tatuatore, pittore, viaggiatore e sognatore. Fin dalla tenera età disegna e scrive poesie, tra un polpo pescato con fiocine improbabili e partite di baseball. Frequenta dapprima il liceo classico Niccolini-Guerrazzi a Livorno, continuando a scrivere e disegnare, per poi essere spedito in collegio a Siena dove, “in quel posto di coercizione” – come lui stesso lo definisce – inizia a marchiare gli amici con aghi e chine. Arriva così l’illuminazione e decide di fare come mestiere questa antica arte di modificazione corporea e di praticare sport da combattimento. Nel 1992 apro il suo primo studio di tatuaggi a Livorno e viaggia per il mondo come guest in studi di tatuaggi famosi come il kaleidoscope a Sydney o il Gatto Matto a Campinas di San Paolo, a Taiwan e a Bahia, imparando così, attraverso lo scambio, nuove tecniche e nuove tradizioni. Tatuatore e biker frequenta molto la strada, i moto-raduni, le conventions di tatuaggi.
Tutt’oggi Enrico fa il tatuatore nel suo studio affiancando a questo lavoro quello del pittore. Considera il suo operare in campo artistico un procedere di studi e sperimentazioni, sentendosi obbligato ad una ricerca continua senza mai adagiarsi in situazioni comode ripetendo formule che funzionano o hanno funzionato.
Della sua Arte ci confida: «Non voglio stupire se non me stesso e considero irrinunciabile l’onestà intellettuale nel fare arte. Nessuna scorciatoia, faccio parlare il mio io più profondo, non saprei fare altrimenti. Il cavalletto è il mio analista, il mio miglior confidente e a lui affido le mie emozioni, che siano momenti gioiosi o di profondo dolore tutto passa dalla produzione, che sia carboncino o olio poco importa, racconterà sempre qualcosa di sincero e mio. Mi considero un granello di polvere, piccolo e quasi invisibile ma parte essenziale di un enorme tutto, cerco di essere molecola di armonia, particella che contribuisce al bello».
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