Il 1° ottobre 1943 l’esercito nazifascista in ritirata dalla città di Napoli, ormai liberatasi con le proprie forze dall’occupazione tedesca, dilagava nella provincia continuando a seminare morte e orrore con estrema ferocia: violenza, rappresaglie, esecuzioni sommarie, rastrellamenti. La guerra non era ancora finita, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre Hitler aveva imposto all’Italia traditrice “fango e cenere”. Napoli e la sua provincia, avamposto strategico del Mediterraneo, era in cima alla lista nelle città da distruggere.
In occasione dell’82° anniversario dell’eccidio, l’A.N.P.I. “Caduti della Flobert” ricorda le vittime della furia nazista. Quella tragica pagina della nostra storia produsse nove vittime: otto furono i caduti sul sagrato della Chiesa di Santa Maria La Nova, uno il giovane morto combattendo contro il nemico. Le prime vittime furono colte di sorpresa da un colpo di mortaio esploso da via Pomigliano verso il centro della città: Annunziata Castaldo, Immacolata Capuano, Pasquale Carbone, Raffaele Granata, Sofia Panico, Rosa Polise, Maria Riglia, Maria Sebeto persero la vita nella violenta esplosione. Giacomo De Luca, giovanissimo partigiano trovò la morte nei pressi del ponte della circumvesuviana, intento a offrire il suo contributo contro i soldati tedeschi, quando le truppe americane erano ormai alle porte.
Il 1° ottobre rappresenta il giorno della nostra Memoria cittadina, identifica la storia della nostra comunità, ma non solo. Questa data diventa paradigma dell’orrore, della brutalità, della banalità, della assurdità di tutte le guerre. Il nostro “1° ottobre 1943” non può essere sterile celebrazione, ma deve incarnare esempio di Resistenza. Deve diventare Memoria per non dimenticare che, proprio perché l’abbiamo subito, non possiamo accettare nessun tipo di sopruso, di oppressione, di occupazione, di sterminio. La Madre di tutte le Guerre deve diventare un memento per innalzare un inno imperituro alla Libertà, alla Democrazia, alla Pace. Oggi più che mai.
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