Le città non sono solo un insieme di strade e palazzi, ma un organismo vivo, che ospita un conflitto costante tra i suoi abitanti e i processi produttivi e sociali che ospita. Assieme a loro evolve ed involve, si trasforma, produce nuove culture, nuovi processi e nuove contraddizioni. È così da quando la città antica di Pompei non era ancora la Storia giunta sino a noi, ma essa stessa un presente fatto di ville agiate e topaie dimenticate, di famiglie patrizie ricche e potenti, di nuovi commercianti in ascesa sociale, di artigiani e di plebei, di schiavi e di liberti.
Sui muri di quella Pompei sono tantissimi i graffiti e le scritte che raccontano quelle esistenze, i loro incroci e i loro scontri. Graffiti e scritte a tema politico, ironico, erotico, annunci pubblicitari ante-litteram e iscrizioni di ogni sorta. Le strade e le case parlano, e la Casa del Poeta Tragico di Pompei diceva ai suoi visitatori “Cave canem". Così abbiamo immaginato che, in quella stessa città, la più viva tra quelle antiche, qualcuno oggi avrebbe potuto tracciare con la bomboletta spray la stessa scritta “Tourists go home” che oggi si legge attraversando molti dei quartieri storici delle nostre città, dalla Vucciria di Palermo ai quartieri Spagnoli a Napoli, da Centocelle a Roma ai Caruggi a Genova, dal quartiere San Salvario a Torino al centro storico di Venezia.
E così, tramite questa sovrapposizione di simboli nella stessa città, che viva si parla attraverso i secoli, abbiamo voluto raccontare graficamente il senso di questa nostra due giorni. Decostruire un pezzo di narrazione mainstream sulla città urbana, e dare un senso nuovo ad alcune parole che appaiono invece oggi dimenticate o abusate nella loro strumentalizzazione: abitare, urbanistica, cultura, sicurezza.
Per provare a raccontare, invece, che la città è innanzitutto dei cittadini, che il diritto all’abitare non può essere soggiogato alle esigenze della rendita, che senza un governo democratico della pianificazione e dello sviluppo non c’è né vivibilità né giustizia sociale, che alla rigenerazione delle città servono comunità pensanti e attive e non fabbriche che diventano centri commerciali, che la sicurezza è tale se non lascia nessuno indietro. E che ogni parola, da 'turismo' a 'riqualificazione', da 'crescita' a 'ordine', contiene in sé un'opportunità, ma che se diventa un dogma ideologico al servizio di pochi nasconde invece notevoli ingiustizie e significativi pericoli.
Insomma, ci riuniamo due giorni per discutere dei luoghi che viviamo, ai quali diamo vita e dai quali la riceviamo. Lo facciamo nella consapevolezza di non essere d’accordo su tutto ma che, senza riflettere e agire insieme, gli eventi saremo purtroppo costretti a subirli.
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